Dj Tubet: dalla DLH Posse all’Hip Hop Pedagogy

14.04.2019

Abbiamo intervistato Dj Tubet, un pioniere nell'ambiente hip hop friulano.

1) Dj Tubet: da cosa deriva il nome?

Dj è un appellativo che mi sono dato per rispetto dei Dj giamaicani che per primi hanno scalato la classifica parlando sulla musica...mi affascina il panorama culturale del "proto rap" e sicuramente la tecnica improvvisativa dei toaster giamaicani in cui la parola viene cantata/cantilenata sopra il ritmo riecheggiando l'atmosfera dei dj anni 70 è un fenomeno precursore al rap. Tubet è il mio soprannome paesano...vivo a Nimis un piccolo paese di meno di 3000 abitanti nell'estremo nord est quasi a confine con la Slovenia in provincia di Udine. Mi piaceva l'idea quando ho iniziato di non avere aka inglesi ma di onorare i pionieri della formazione del rap e anche i miei antenati nella parlata friulana paesana. Tubet è il mio cognome, Tubetti, detto in lingua friulana...

2) Dagli inizi nel 1998, alla finale al "Tecniche Perfette" del 2008 ad oggi... ci racconti un po' la tua storia?

Ho iniziato nel 1998 ad allenarmi nel freestyle rap e a scrivere qualche rima. A quei tempi mi piaceva anche allenarmi nella break-dance e iniziavo a produrre qualche piccolo groove al pc. Quel periodo coincide con il mio ingresso in uno dei primi gruppi rap del Friuli- Venezia Giulia la DLH Posse. Con questa formazione ho registrato 5 cd (il primo nel 2000 - Made in Friûl - e l'ultimo lavoro è del 2008 - Anime Rosse). Successivamente mi sono mosso con il freestyle in ambito jazz di cui rimane qualche registrazione su cd, oppure qualche esperienza live talvolta documentata su Youtube ("Sof rap Trio" e "Jazzin'Rap" oppure lo spettacolo Afro Blue con B. Errico). La mia grande passione per il freestyle e il rap è da subito sempre stata contaminata dalle influenze giamaicane del raggamuffin e dalla tecnica dei toaster giamaicani; collaborai con i Northern Lights sound system e Pansilecta nel periodo dal 2000 al 2006. Sul finire della mia esperienza con la posse mentre mi esibivo con il freestyle in ambito jazz e sound system, iniziò la mia attività con i R.Esistence in dub: in quel periodo avevo già pubblicato il mio primo singolo reggae su vinile 7″: la canzone si chiamava "Princess" ed è stata scritta sul ritmo libere liriche del produttore Mighty Cez; questo singolo e la vicinanza con il Rototom Sunsplash a Osoppo mi fece conoscere Paolo Baldini degli Africa Unite. Con i R.Esistence in dub pubblicai alcuni lavori mixati da P. Baldini (2008 - Avampuest dub , 2009 - Unitat promo , 2011 - Avampuest dub deluxe edition), e vinsi un premio in due festival per i gruppi in lingua minoritaria, uno in regione e uno in Europa (Suns e Liet International). Il freestyle è sempre stata una mia passione e nel 2008 fui uno dei 16 finalisti della gara italiana Tecniche Perfette avendo vinto una tappa regionale. Finita la mia esperienza con i R.Esistence in dub mi sono messo a produrre alcuni ritmi nel mio studio e a farli uscire su internet un po' alla volta. In seguito decisi di ripartire da me mettendo il relazione la lingua friulana e l'italiano con altre lingue e culture creando spesso delle canzoni multilingue con citazioni di musica friulana antica e di altre musiche della tradizione del featuring con cui venivo in contatto. Questa esperienza che continua tutt'ora è stata raccolta per la prima volta in un mixtape di 22 tracce uscito nel 2016 online su SoundCloud e Facebook: "DJ A.T.L. 355 present : Dj Tubet (toasting, rubadub, reggae, dancehall, hip hop)". Recentemente ,oltre alle produzioni di singoli sul web , assieme a Simone Ermacora ho avuto la possibilità di realizzare il trailer aziendale di Fit Express, franchising di palestre con più di 40 centri attualmente all'attivo ,e la sigla del nuovo programma di radio 105 "Così fan tutte a 105" grazie anche all'aiuto di Pippo Palmieri, Marco Mazzoli e dal video maker Steve Saints.

3) Old school vs New school: come la vedi?

Quando ho iniziato ad ascoltare seriamente rap attorno al 95/96 cercavo di farmi l'orecchio e di capire come classificare gli ascolti...come capire quando un brano è old school? o come capire quando era per noi new school ?(l'attuale golden era)...ai tempi erano cose misteriose di ascolti in cassettine duplicate e preziose videocassette con mille strisce video bianche ( a furia di duplicarle) dei vari "yo MTV rap" e dei primi hip hop italian special...si cercava di capire tra di noi a modo nostro le differenti sonorità...anche grazie alle mitiche fanze una su tutte Aelle e i programmi Radio Deejay con Albertino... Ho sempre amato la old school cosi brekkabile in strada. Risponderei a questa domanda con una parola : curiosità. Non parlerei di evoluzione tra le varie decadi di questa cultura...ma semplicemente di cambiamenti...di fasi molto simili negli aspetti agli stili in letteratura o ai manifesti culturali in pittura... Ogni generazione va rispettata e amata nel suo tentativo di imporre una rottura stilistica rispetto alla precedente. A me piace integrare e scomporre gli elementi culturali e ritmici nella mia visione e secondo le mie necessità in assoluta libertà d'azione. Noi che conosciamo bene ciò che c'era possiamo, condividendo, ritrasmetterne i valori alle nuove generazioni solo rispettando e interagendo con i fenomeni Trap. Anche perchè anche noi a nostro tempo eravamo troppo giovani per aver visto i primi Zulu Party...perciò siamo tutti un po' a cavallo di qualcosa. Ogni pioniere, ogni originatore sussegue in realtà ad altro. Perciò la ricerca verso i fenomeni che hanno dato vita al rap sono un abisso in cui immergersi altrettanto validi ai nuovi orizzonti trap. Ognuno può ritenersi un ignorante che attraversa un flusso. Ma dove è la sorgente? Dove sarà la foce?

4) Che valore ha per te esprimersi in freestyle?

Ai miei tempi si diceva che non eri un mc se non eri in grado di fare freestyle. Nella mia visione per freestyle intendo che tutte le rime che esegui in quella tecnica sono realmente improvvisate e nuove. Mi piace quella modalità perchè crea una tensione comunicativa tra il rapper e il pubblico, una attesa autentica ,dove entrambi sono sospesi in un tempo dilatato e magico ad aspettare la prossima rima e la conclusione del discorso. Questa tensione rende il rapper autentico e lo spinge a dare il massimo della sincerità e a eliminare ogni sorta di autocensura o di giudizio verso se stessi...non ci sarebbe il tempo materiale di cambiare strada nel discorso per essere maggiormente accettati perchè si rischierebbe di non chiudere la barra. In questa modalità realmente improvvisata il rapper, se si immerge densamente in questa tecnica, è in grado di provare un sentimento di gioia e di pace derivato dal lasciarsi andare...dal sorprendersi del modo in cui il nostro inconscio ci suggerisce chiusure originali. Mi piace inoltre curare la musicalità e la semplicità del discorso in modo che le uniche cose che possano stupire siano realmente le cose dette...non le megarime ad effetto...ma il concetto nella sua forma più pura. In un certo qual modo è la visione che Big Daddy Kane chiamava "off the dome", quando il rapper non solo si esprime in stile libero (non vincolato alla stesura classica della canzone) ma addirittura crea le rime davvero sul momento. In questa musicalità mi piace spaziare tra le varie epoche del rap e del reggae per creare dei cambi sonori rispettosi della tradizione. Concludo dicendo che per me freestyle significa lasciarsi andare, imparare a lasciar fluire...non è una costruzione autocelebrativa con mega rime...ma un reale racconto intimamente vissuto con la propria comunità.

5) I tuoi lavori ora si concentrano su incontri nelle scuole e nei teatri dove valorizzi la lingua friulana attraverso il rap; cosa ti ha spinto in questa direzione?

Penso di essere stato uno dei primi rapper in Italia a rappare durante le lezioni in aula. Questo è capitato perchè volevo rimanere autentico con i ragazzi e condividere la mia passione anche se in quel contesto ero chiamato a essere un insegnante standard. Ho iniziato a sviluppare una Hip Hop Pedagogy che possa usare il rap talvolta anche in questi contesti educativi: - analisi del linguaggio poetico - insegnamento della lingua friulana (corsi di perfezionamento per insegnati, e laboratori in aula) - bullismo - integrazione e multicultura - laboratori con ragazzi diversamente abili - ricerche azioni sulle problematiche di genere. Attualmente mi esibisco sia in contesti di feste e concerti che in contesti scolastici. Nelle scuole mi esibisco in una forma che ho chiamato "Concerto-lezione" una formula in cui, tra un brano e l'altro ,posso approfondire alcune tematiche riguardanti la storia della musica hip hop, e la cultura e la musica friulana che rappresento, e anche alcuni temi culturali che tratto nei miei testi. A fine Marzo, insieme a Navid Freedom, abbiamo prodotto una Rap poetry, dove siamo andati a rappare la Divina Commedia di Dante, con l'inciso tratto dai versi dell'Amleto di Shakespeare.

6) Che significato attribuisci alla scrittura dei tuoi testi?

In passato ,come tutti i rapper penso, anche io ho cercato alcune evoluzioni tecniche, una su tutte l'attitudine all'extrabeat sia nei testi che nel freestyle, già attorno ai primi anni 2000. Oltre agli incastri metrici di fine anni 90 con i DLH Posse in alcune tracce avevo anticipato, di alcuni anni, l'intuizione di cantare rap sottovoce, così come l'intuizione di usare solo tre vocali (I, E, A) sette anni prima di "Nach - Efectos Vocales". Penso di essere stato anche un pioniere dell'utilizzo del autotune e del recupero dello stile del toasting negli ambienti reggae dub. In questa fase pero ,similmente alla visione che ho nel freestyle, non mi importa dare sfoggio tecnico fine a se stesso; i miei testi trattano di argomenti intimi generalmente non scontati come ad esempio: i valori morali ,la spiritualità, le instant song di critica sociale, oppure tematiche relazionali e di vita. Incarno una visione di "rapper buono" una sorta di predicatore con una forte esigenza interiore. I miei testi spesso coinvolgono la lingua friulana (in una maniera molto attenta anche al recupero di termini ed espressioni antiche) la lingua italiana o l'inglese con inflessioni jamaicane. Le rime sono in genere semplici , rispetto al rapper da battaglia con visione rap centrica, ma la musicalità dei versi e la delivery è molto ricercata con cambi di metriche e ritmiche che rendono ogni strofa un panorama a sé. Per me i testi e il freestyle sono uno strumento di analisi interiore di autoconoscenza, una sorta di psicanalisi dei nostri tempi; non si può usare parole imprecise o d'effetto se non sono attinenti con le nostre esperienze di vita. Ultimamente amo sperimentare incontri culturali nelle canzoni coinvolgendo lingue provenienti dalle svariate parti del mondo, per rendere il panorama sonoro più imprevedibile e interessante. Credo che di questi tempi avere una sicura identità, ma essere in grado di condividere e scambiare in modo rispettoso la propria esperienza e la propria cultura, sia la chiave per attraversare questo mare anonimo e globalizzante. In sintesi mi baso su questi 3 pilastri della cultura Hip Hop : Respect, Rappresent e Keep it real!

7) Avere in tributo un murales fatto a Gemona cosa ha voluto dire per te?

Per i 20 anni di rap ho ricevuto questo prezioso omaggio dal writer Kerotoo. Il mio ritratto all' interno di una regale siluette microfonica nasce su un muro che era stato censurato in precedenza dalle autorità locali. La murata si trova all'interno di altri muri molto importanti dipinti durante il festival europeo di writing "Elementi Sotterranei" che si svolgeva in Friuli. Come puoi immaginare per me significa molto aver ricevuto un tributo sincero dai writer della zona. Questa opera nel mio cuore chiarisce che si può essere importanti per la propria comunità, non per i risultati numerici o concertistici, ma per quello che si è potuto insegnare, approfondire e condividere attraverso la cultura hip hop; questo nel mio animo è il successo. Non ha a che fare con la popolarità individuale ma con l'amore che dai alla tua gente, con quel senso misto a sacrificio e gentilezza, che ci viene dato dall'amore per la propria missione in questa cultura che è sia personale che collettiva. Questo puppet trasmette molte emozioni assieme: la regalità, lo scherzo, la spiritualità. Lo vedo come un tributo al essere seri ma con la leggerezza di non prendersi troppo sul serio. Questo per me è "Hip Hop Instes" (titolo di un album con i DLH Posse) è hip hop lo stesso, anche se rappresenta la ruralità, la provincia, le lingue minoritarie, i dialetti, le piccole comunità, è Hip Hop lo stesso, ha la pari dignità dell'hip hop urbano, ne è il suo adattamento, la sua sopravvivenza , la sua possibilità di essere Hip Hop in questi piccoli luoghi di vita paesana.

8) Quali sono le tue idee per il futuro?

Per il futuro ho in mente di continuare a indagare e a produrre altri singoli nella mia direzione locale globale, ma anche di migliorare alcuni aspetti di marketing e valorizzazione dei miei prodotti on line. Ho in mente di continuare a creare connessioni con esperienze affini ai miei mondi, interesse per le lingue, per la produzione lo-fi, per il freestyle, per la cultura e per le tradizioni e le vecchie scuole di questi generi musicali. In poche parole di migliorarmi, di andare più a fondo nella direzione che ho già iniziato a tracciare.

9) Come ti descriveresti a chi non ti conosce ancora?

Dj Tubet :Original Furlan Freestyler; Dj Tubet per le origini paesane e jamaicane del mio rap, e il resto perchè principalmente sono un freestyler ma a modo mio, legato alla tradizione dei miei luoghi e a un senso di sperimentazione, sia nell'utilizzo delle parole che nelle produzioni musicali. Credo che ogni rapper dovrebbe andare a fondo negli aspetti che lo definiscono, in modo da creare una varietà di stili e di visioni che siano utili a un dialogo per la cultura Hip Hop, capace di generare approfondimenti collettivi piuttosto che muri, divisioni e riduzionismi.

10) C'è qualcuno che vuoi ringraziare?

Vorrei ringraziare voi per la pazienza in questa intervista, i lettori che in questo momento hanno letto parte di questo racconto, e tutte le persone che ho incontrato che con le loro esperienze non hanno mai smesso di offrirmi spunti di riflessione e approfondimento. E infine la Vita stessa, per essere un costante equilibrio di imprevedibilità e mistero.

Intervista a cura di El Bicio

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